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Netto rimbalzo per le costruzioni di nuove case negli Stati Uniti, che a febbraio hanno segnato il rialzo più forte dal 1990 dopo i minimi record di gennaio.
Un dato che ha sorpreso gli analisti e che segnala che il `mattone` negli Usa, dalle cui sorti dipende la tempistica della ripresa dell`intera economia e la possibilità di uscire dalla crisi creditizia, forse sta toccando il fondo.
Le costruzioni di nuove case negli Stati Uniti a febbraio hanno segnato a sorpresa un balzo del 22,2% al tasso annuo di 583.000 unità, primo dato positivo dopo sette mesi consecutivi di calo. Il dato è in controtendenza rispetto alle attese degli economisti, che si aspettavano un calo del tasso annuo a 450.000 unità. Il dipartimento del Commercio ha inoltre rivisto al rialzo i dati di gennaio, al tasso di 477.000 unità. Sono risultati in crescita anche i permessi edilizi, che anticipano l`andamento del settore: il mese scorso si è registrato un +3% a un tasso di 547.000 da 531.000 del mese prima (dato rivisto).
Il balzo di febbraio, dopo i minimi record segnati nel mese precedente, è il primo incremento nelle costruzioni di case dallo scorso aprile (quando si era visto un incremento dell`1,6%). Il rialzo è il più forte dal 1990, ed è trainato dalla ripresa delle costruzioni di condomini, fortemente tagliate durante la crisi creditizia.
È ancora troppo presto per parlare di ripresa: il rialzo dei permessi edilizi ad un tasso inferiore a quello dei nuovi cantieri segnala un possibile, nuovo rallentamento. E le società di costruzioni sono ancora alle prese con un livello record di pignoramenti di case che ha depresso i prezzi e gli utili. Soltanto ieri l`indice di fiducia dei costruttori calcolato dal National Association of Home Builders e da Wells Fargo è rimasto stabile vicino ai minimi record, segnalando che il settore è tuttora esangue.
Tuttavia i dati di oggi sono un segnale incoraggiante, perché rafforzano in molti esperti del settore la previsione che il fondo, per il settore immobiliare dal quale del resto dipende la ripresa del`economia americana, potrebbe essere toccato presto. Probabilmente nella seconda parte dell`anno, secondo Michelle Meyer, un`economista di Barclays Capital.
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Fonte: Il Sole 24 Ore