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"I conflitti del credito in tempo di crisi!"

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Quello che stiamo vivendo sul mercato del credito è speculare a quanto è accaduto nella seconda metà anni 90: a quei tempi non c`erano gravi tensioni monetarie, fatta eccezione per qualche episodio isolato (come le crisi ricorrenti sui mercati emergenti e il crack di Ltcm). In quella situazione, la raccolta diretta delle banche (depositi, obbligazioni) non aveva la necessità di cannibalizzare quella indiretta (sostanzialmente il risparmio gestito che ha registrato un boom di adesioni in quel periodo); in assenza di stress gravi e persistenti sull`interbancario, le banche potevano fare prestiti alle imprese senza bisogno di attingere troppo ai risparmi delle famiglie che chiedono sempre di più prestiti al consumo e ricorrono a mutui per acquistare la casa. Nell`attuale, tormentato scenario di carenza di liquidità sul mercato all`ingrosso, invece, i margini per la crescita della raccolta indiretta sono pressoché nulli, perché i capitali dei clienti privati sono mobilitati per l`attività di erogazione. Da qui trova origine la perdurante emorragia sui fondi comuni e la contemporanea ascesa delle obbligazioni bancarie nei portafogli delle famiglie (che a fine 2007 erano pari a 355 miliardi di euro, secondo Bankitalia).
È proprio nei cicli recessivi come l`attuale che si rivelano i conflitti tipici della banca universale. Fintanto che le cose vanno bene, raccolta diretta e fondi comuni possono convivere. Quando invece ai mercati manca il carburante dei bassi tassi e la percezione di solvibilità degli intermediari peggiora, il gioco si fa duro e non resta molto spazio per il "gestito". I risparmi sono convogliati da una parte verso i depositi, garantiti fino a 103mila euro, facilmente confrontabili e quindi sempre più competitivi in termini di remunerazione; dall`altra verso le obbligazioni. Le quali, grazie a strutturazioni e subordinazioni, possono essere emesse in condizioni di minore efficienza rispetto ai sani titoli di Stato. E che, tranne nel caso delle Bcc, non sono garantite da alcun consorzio.
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Fonte: Il Sole 24 Ore




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