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"Primi Segnali di Ripresa in Usa ed Europa!"

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Prestiti e Mutui




I primi segnali di ripresa dell`economia sono giunti dagli States, fenomeno che non sorprende forse più di tanto dal momento che quel paese è stato l`epicentro della crisi. Negli Usa le fonti ufficiali iniziano a ventilare l?uscita dalla fase recessiva già nel 2009, prima quindi di quanto ipotizzato fino a pochi mesi fa quando c?era la convinzione che la contrazione del Pil potesse interessare anche la prima parte del 2010. Qualche cosa di simile si sta realizzando tuttavia anche da noi in Europa: a luglio ad esempio, nella zona Euro, il saldo delle partite correnti ha messo in evidenza un surplus di 6,6 miliardi di euro, un dato che si confronta con il deficit da 4,3 miliardi registrato a giugno.
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Si è trattato del primo dato positivo dal febbraio 2008, ed in particolare il surplus della bilancia commerciale è salito repentinamente a 11,2 miliardi da 2,5 miliardi (bene anche i servizi, passati da +1 a +2,7 miliardi). Ed anche in Italia le cose iniziano a cambiare. Il fatturato dell?industria a luglio ha registrato infatti un incremento dello 0,7% su base mensile (-1% il dato rivisto relativo a giugno) anche se su base annua la flessione rimane del 21,7% (in miglioramento comunque dal calo del 22,8% registrato nel mese precedente). Nello stesso periodo gli ordini all?industria sono aumentati del 3,2% su base mensile (+0,8% il dato rivisto di giugno), evidenziando una contrazione del 23,2% su base annua rispetto a quella del 31% segnata nel mese precedente. I dati si sono dimostrati migliori del consensus, fissato rispettivamente a +0,4% e a -30,2%. Attenzione però a cantare vittoria troppo presto. Il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre è salito al 7,4% dal 6,7% del trimestre precedente (7,3% il dato del secondo trimestre del 2008) e nello nello stesso periodo i posti di lavoro hanno registrato una flessione di 378.000 unità, pari all?1,6% su base annua (-0,3% su base trimestrale), ed è quindi del tutto prematuro parlare di fine della fase congiunturale negativa.
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E` giusto poi porsi alcune domande: considerando che alla base di questo recupero per certi versi inatteso (i dati di recente uscita battono in modo quasi sistematico le previsioni) ci sono, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa, gli stimoli fiscali e finanziari concessi dai governi, e che questi stessi stimoli non potranno essere prolungati in eterno, quanto c`è di autentico in questo recupero dell`economia? Non esiste il rischio che l`attuale miglioramento non sia solo un intervallo nell`ambito di una fase recessiva più ampia e complessa? Ed in ogni caso, anche facendo finta di ignorare i rischi di quello che gli americani chiamano un "double dip", ovvero un nuovo peggioramento dopo un primo tentativo di rimbalzo, quanto ci vorrà perchè effettivamente la situazione si normalizzi e la ricchezza prodotta dall`economia globale torni ad essere quella del periodo antecedente l`inizio della crisi?
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Risposte certe sui primi quesiti non ve ne sono, mentre una ipotesi che si può avanzare riguardo i tempi di recupero: immaginando tassi di crescita futuri ragionevoli ed escludendo la scoperta di nuovi elementi destabilizzanti gravi che facciano tornare indietro il processo di ripresa (i bilanci delle banche, si sa, non sono ancora puliti, ma è impossibile sapere quanto dovranno ancora accantonare per far fronte a tutti futuri bad debts) difficilmente i livelli di Pil del 2008 saranno recuperati prima del 2013. E nel caso dell`economia italiana, per certi versi più dipendente per la propria crescita dai successi altrui, è possibile che il traguardo di ritorno della ricchezza ai livelli pre crisi sia ancora più tormentato. Si apre quindi una finestra di almeno 3 anni (sempre nell`ipotesi che i mercati e l`economia reale non debbano sopportare nuovi ed imprevisti accadimenti drammatici che rimettano tutto in discussione), che potrebbero però diventare anche 4 o addirittura 5, nei quali il mondo lavorerà per tornare sui livelli di benessere e produzione di beni e servizi che conosceva nel 2007/2008. E cosa faranno le borse nel frattempo? Anche immaginando che i listini sappiano bene interpretare i segnali provenienti dall`economia e decidano ad un certo punto di lanciarsi oltre i massimi del 2007, è difficile pensare che questo accada con un anticipo superiore ad un anno rispetto al recupero da parte del prodotto interno lordo dei livelli antecedenti la crisi. Il che ci lascia con almeno due anni per percorrere lo spazio che separa i livelli attuali di borsa dai massimi del 2007.
Ciò potrebbe portare ad un aumento della domanda di consumi con una maggior domanda di mutui e prestiti al consumo e mutui e prestiti per l`acquisto della prima casa.
Foto

Notizie economia


Fonte: Tiscali




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