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"Scienza: Il Futuro è Nelle Cellule Staminali!"

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Oggi si parla molto di cellule staminali, una realtà e una speranza nella cura di molte malattie. Presenti in ognuno di noi, queste cellule ancora “bambine” non sono differenziate e specializzate, ma possono riprodursi in maniera illimitata, trasformandosi in qualunque tipo di cellula del corpo, da quelle del sangue, della pelle, del cuore, a quelle della cornea, del fegato, del pancreas, dei muscoli o delle ossa. Non a caso la ricerca investe molto nell'isolarle, coltivarle in vitro e poi trapiantarle per curare leucemie, talassemie o immunodeficienze, ma anche per rigenerare o riparare tessuti danneggiati del corpo umano.Sono tre le staminali utilizzabili per la ricerca scientifica: le staminali embrionali, ottenute sacrificando un embrione, capaci di trasformarsi in qualsiasi organo o tessuto e il cui uso è oggi vietato in molti paesi per problemi etici, le cellule staminali somatiche, reperibili nei tessuti adulti (come la pelle) e nel cordone ombelicale, impiegate per la cura di oltre 70 malattie. Il trapianto di sangue del cordone ombelicale, ricco di cellule staminali emopoietiche, è in grado di generare, esattamente come il midollo osseo, nuovi globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, una risorsa per la terapia delle malattie del sangue. Ci sono poi le staminali pluripotenti indotte (iPS), cellule embrionali ottenute riprogrammando le cellule adulte, fino a farle regredire a una condizione “infantile”.Le applicazioni? L'utilizzo più consolidato riguarda sicuramente le malattie del sangue, ma il settore è in continua evoluzione e si sperimentano nuove strade. Le cellule staminali sono al centro della “medicina rigenerativa”, tema, giorni fa a Roma, della Prima Conferenza Internazionale sulla Chirurgia Rigenerativa. E' un nuovo approccio terapeutico, che impiega queste cellule per la rigenerazione o riparazione di un tessuto danneggiato e che potrebbe, in futuro, sostituire i trapianti senza problemi di rigetto. Le applicazioni sono vastissime: ferite che tardano a guarire, piaghe da decubito, trapianto di pelle nelle grandi ustioni, riparazione del cuore nel post-infarto o di tendini lesionati, interventi estetici conseguenti a traumi, lotta alla cecità, cura della paralisi cerebrale, del diabete di tipo I, del morbo di Parkinson e dell'Alzheimer. E siamo solo all'inizio.Non sprecate queste preziose cellule, avvertono gli esperti. “Il sangue del cordone ombelicale è ricco di cellule staminali “etiche ed è possibile donare a una banca pubblica quello del proprio bambino raccolto al momento del parto, oppure conservarlo per uso personale in una banca estera (in Italia la legge non permette la conservazione autologa). - spiega la dottoressa Irene Martini, biologa e presidente di SmartBank Foundation, ente di divulgazione scientifica sul sangue cordonale. - “Sono scelte personali, l'importante è però non sprecarlo. Le possibilità di trovare un donatore compatibile sono tuttavia pari a 1 su 40mila, mentre se si utilizza il cordone proprio o quello di un consanguineo, la possibilità sale a una su 4.Le future mamme devono sapere che la donazione può salvare una vita, ma non si ha la garanzia di poter disporre successivamente del sangue per un familiare, tranne particolari casi di malattie genetiche già diagnosticate in un fratellino o sorellina. Se una mamma decide invece di conservare il cordone per sé, deve informarsi sulle caratteristiche delle banche private a cui si rivolge, che devono seguire criteri precisi, che garantiscano la qualità della conservazione”. La rete nazionale italiana, composta da 18 banche pubbliche, è coordinata dal Centro Nazionale Sangue in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti, mentre di conservazione per uso proprio si occupa l'Acsan (Associazione per le Cellule Staminali Adulte e Neonatali), che raccoglie le aziende italiane operanti all`estero.
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Fonte: Tiscali





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