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"Diabete: A Rischio il 7% della Popolazione!"

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Quasi tre milioni gli italiani colpiti da diabete, circa un milione i malati che non sanno di esserlo: sono le cifre di un'epidemia in crescita che, secondo le previsioni, il prossimo anno interesserà circa il 7% della popolazione, cioè 4,2 milioni di persone. A insospettire il medico sono la sete intensa, la poliuria (aumentata quantità di urine), la stanchezza o la perdita di peso. Ma attenzione. La malattia può decorrere per lungo tempo anche senza sintomi precisi e la sua scoperta avviene spesso in occasione di un controllo del sangue o delle urine.Il 10-15 per cento delle persone é affetto da diabete tipo 1, il diabete giovanile o insulino-dipendente, mentre l'85 per cento soffre di diabete tipo 2 o adulto, legato soprattutto al sovrappeso e all`obesità (tanto da parlare oggi di “diabesità”), in forte aumento negli ultimi anni persino tra i più giovani, e sensibile a dieta e ipoglicemizzanti orali.
In crescita sono anche le complicanze croniche legate alla malattia: danni alla retina, ictus, piede diabetico, ricorso alla dialisi per insufficienza renale, danni al cuore, fino all'infarto e lo scompenso cardiocircolatorio.Ma come prevenire o rallentare le complicanze croniche? “Le evidenze scientifiche hanno dimostrato che è fondamentale il buon controllo nel tempo della glicemia e del livello dei grassi del sangue, in particolare il colesterolo LDL), con l'uso più intelligente delle statine (farmaci che riducono il colesterolo), degli antiipertensivi, degli ipoglicemizzanti orali e dell'insulina, somministrata anche nelle prime fasi della malattia. – spiega Marco Castagneto, Direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche all'Università Cattolica- Policlinico Gemelli di Roma.- “Il diabetico deve essere curato da subito, ma vanno individuate anche le persone rischio di ammalarsi, cioè le più sedentarie e in soprappeso, che devono cambiare il loro stile di vita, muovendosi di più e alimentandosi in modo corretto (meno grassi e zuccheri, più fibre)”.La cura deve essere sempre più personalizzata: ecco perché a chi soffre di diabete va consigliato l'automonitoraggio costante del livello del glucosio nel sangue a digiuno o dopo il pasto, per valutare la terapia più adatta e ridurre il rischio di ipoglicemia.E se la terapia non funziona? Quando i trattamenti tradizionali falliscono, nei pazienti con diabete di tipo II una possibilità di cura è la chirurgia bariatrica, impiegata soprattutto per risolvere l'obesità grave. La conferme arrivano da uno studio pubblicato online sulla prestigiosa rivista americana Annals of Surgery: la “chirurgia gastrointestinale metabolica” (questo il termine coniato) è in grado di far sparire la malattia nelle persone obese dopo alcune settimane, prima ancora dei chili in eccesso. “E' in corso uno studio multicentrico, a cui partecipa anche l'Italia e il nostro centro, per precisare le indicazioni di questo tipo di chirurgia - conclude Castagneto- “I pazienti selezionati e inclusi nell'indagine sono diabetici, ma in lieve soprappeso o addirittura senza chili in eccesso”.La risposta al diabete deve essere però anche di tipo organizzativo: per garantire un'assistenza migliore, servono centri diabetologici più diffusi nella penisola e lo snellimento delle liste di attesa per accedere alle visite di controllo. Farsi visitare spesso dal diabetologo assicura il controllo migliore della malattia, come hanno dimostrano i primi risultati di uno studio chiamato “Quasar”, un'indagine partita nel 2005, che ha coinvolto 78 servizi di Diabetologia e più di 6700 persone con diabete di tipo II. Quasar terminerà nel 2011, ma ha già dimostrato l'importanza, per i centri, di garantire un maggior numero di visite: per ogni vista in più durante l'anno, raddoppia la probabilità di mantenere i livelli di emoglobina glicosilata al di sotto del 7 per cento, valore indispensabile per prevenire mortalità e complicanze.
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Fonte: Tiscali





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