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"Anche le Piante hanno una Vita Sociale!"

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Le piante non sono soltanto degli “oggetti” da usare per abbellire i giardini della nostra casa, sono delle creature viventi, sebbene con peculiarità diverse da quelle rilevabili nelle specie animali, che hanno una propria vita sociale. A sostenerlo è una ricerca condotta da un'equipe di biologi canadesi della McMaster University il cui lavoro, durato diversi anni, è stato coordinato dalla dottoressa Susan Dudley. Gli uomini e gli animali, stando a quanto emerso dallo studio, non sono neppure gli unici ad avere il senso della famiglia e del branco. Anche i vegetali presentano questa capacità e se ne servono come tutti gli esseri della Terra, per respingere i nemici, “cacciare” e svilupparsi nel modo migliore possibile.Lo studio, ha spiegato la ricercatrice, è ancora nelle fasi iniziali e restano ancora molte domande senza risposta. Tuttavia con i nuovi dati si potrebbe cominciare a guardare con occhi diversi il mondo floreale, sfruttando la scoperta anche per aumentare la produttività di alcune specie importanti per la nostra alimentazione. “Quando ero una giovane studente - ha commentato la biologa - i ricercatori davano per scontato che alcune piante crescevano più di altre per una questione genetica, nessuno ha mai pensato vi fossero degli elementi sociali dietro l'eventuale sviluppo di un dato vegetale. Io sono andata alla ricerca di questi elementi e quando li ho trovati è stato un vero shock”.In un precedente studio, i cui risultati vennero pubblicati sul numero di novembre dell'American Journal of Botany, la Dudley descrisse il comportamento di una pianta, la “Impatiens pallida”, che dedica maggiore dispendio energetico allo sviluppo delle proprie radici quando è circondata dai parenti. Il maggior sviluppo radicale, spiegò la ricercatrice, è dovuto proprio al bisogno di comunicare con i propri “consanguinei”. Un comportamento che tutti noi conosciamo perché tipico nel mondo animale. Sebbene si tratti di un'idea controversa, ancora in fase di discussione, Dudley ritiene esistano elementi inconfutabili in merito alla capacità dei vegetali di riconoscere i propri simili.La vicinanza ad altre piante appartenenti alla propria famiglia agevolerebbe inoltre non solo uno sviluppo del singolo individuo ma anche dell'intera comunità che, tramite la comunicazione, è in grado di sviluppare un sistema di difesa dai parassiti. Un esemplare attaccato da un insetto, ad esempio, avrebbe maggiori possibilità di salvezza se un suo lontano parente avessero conosciuto prima di lui il medesimo pericolo, e avessero trasmesso una “strategia” di difesa ai propri discendenti, con una segnalazione chimica che spiega come sviluppare delle tossine pericolose per il nemico.Una tale capacità, ne siamo quasi certi, getterà nel panico molte persone che ora avranno paura di una rivolta della flora, come ipotizzato peraltro nella pellicola “E venne il giorno” (The Happening), film del 2008 scritto, diretto e prodotto da M. Night Shyamalan. I ricercatori invitano però alla calma, nulla di tutto ciò potrà mai accadere. Semmai, quanto si è scoperto e quanto ancora si scoprirà, servirà alla nostra specie a migliorare la produttività agricola. "Sappiamo che nel mondo animale il riconoscimento dei parenti svolge un ruolo molto importante per la struttura familiare - ha commentato Hans de Kroon, un ecologo vegetale presso la Radboud University, nei Paesi Bassi - il comportamento altruistico è molto importante nella vita animale. Se si fosse realmente scoperto un comportamento del genere anche tra le piante si aprirebbe un ventaglio di prospettive a cui fino ad oggi non si era mai pensato”.Lo studio è stato comunque almeno in parte confermato da una ricerca condotta da Harsh Bais e Meredith Biedrzycki, biologi dell`Università di Delaware. Con la loro ricerca, basata sull'analisi di una specifica pianta, la Arabidopsis thaliana, hanno dimostrato che piantando in un piccolo fazzoletto di terra due diverse specie vegetali la prima si sviluppa in modo da non soffocare i propri simili ma, al massimo, i vicini di casa. Un altro studio, condotto stavolta dal dottor Richard Karban, dell'University of California, ha permesso di confermare poi l'aspetto del mutuo soccorso tra parenti. Analizzando alcune piante di salvia comune lo scienziato ha notato che, in presenza di un individuo “ferito” o danneggiato gli altri facenti parte della comunità rilasciano delle sostanze che potenziano il sistema immunitario dell'intero gruppo.Comprendere anche a grandi linee il sistema di comunicazione usato dai vegetali richiederà tuttavia molto tempo. Amanda File, studentessa che collabora con il gruppo della dottoressa Susan Dudley, è da qualche tempo impegnata nell'analizzare il comportamento sociale di alcuni alberi che sembrerebbero riuscire a crescer di più quando il seme cade poco distante dal proprio genitore. Guillermo Murphy, altro studente facente parte del gruppo della dottoressa Dudley, sta invece cercando di comprendere il comportamento delle meno gradite piante invasive. "Stiamo verificando l`ipotesi che le specie invasive siano in grado di evolversi grazie ad un maggiore altruismo all`interno delle proprie comunità - ha detto la Dudley - consentendo loro di essere invasori anche nei nuovi habitat".
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Fonte: Tiscali






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